Mi ha portato portata in mezzo ad un bosco. Camminiamo in silenzio, io dietro di lui, sguardo basso. Percepisco la sua rabbia, delusione nei miei confronti. Mi sento in ansia quasi, quella sensazione di colpa.. non so che pensare. Quando ci siamo sentiti, dopo che gli ho confessato di aver infranto il secondo ordine che mi aveva dato per la settimana, ho percepito rancore e delusione dalle sue parole (anche se solo scritte) era di ghiaccio.

Gli ordini erano astinenza: non mi sarei dovuta masturbare la figa per 7 giorni, in nessun modo. L altro ordine era quello di allenarmi ad allargare il culo, con un dildo di dimensioni notevoli, che ovviamente, da sola non sono riuscita. Amareggiata questo gliel’ ho confessato subito, rattristata e scusandomi; anche se da cagna dovrei stare zitta ed eseguire, il piacere del padrone è sempre al primo posto. Appunto per questo, non mi sarei dovuta lasciare andare, e concedermi il mio piacere in sua assenza (l astinenza sono riuscita a farla durare solo un paio di giorni a fatica.. e questo l’ha scoperto semplicemente parlando con me, e quindi poi ho dovuto confessare. Non so come faccia, ma il padrone riesce a leggermi dentro, a capirmi, intuisce quando mento, quello che sento, sa quello che voglio ancora prima che glielo dica. E quindi quest’ ultimo è stata una mancanza peggiore poiché l’ha scoperto lui e non gliel’ho detto di mia iniziativa.
E ora mi ritrovo qui, in mezzo al nulla, in un bosco a pensare agli errori che ho commesso come una stupida! Percepisco il suo rancore.

“Adesso spogliati”

La sua voce mi riporta alla realtà. Rimango un attimo frastornata. Mi fermo. Infondo Eravamo lì per la mia punizione, per la mia insolenza!
Un attimo di esitazione e a capo chino eseguo. Inizio a togliermi la maglia, la faccio cadere a terra, poi faccio scivolare la gonna ai miei piedi. Rimango nuda, solo con le scarpe da ginnastica.
È pieno giorno, mi sento osservata anche se non c è nessuno nei paraggi.

“Adesso muoviti, cammina davanti a me”

Cerco di essere disinvolta, cammino davanti a lui senza girarmi. Sono allerta per ogni singolo rumore, un uccello tra le foglie, un cinguettio, un rametto che si spezza sotto i piedi del padrone alle mie spalle, le auto in lontananza.. Inizio ad avere un misto di paura ed eccitazione che mi si concentra tra le gambe.
È un tremito, che mi scuote da dentro, camminando sfrego le cosce, è caldo e umido lì in mezzo..

“Fermati.”

Mi blocco. La sua voce dietro le mie spalle è come acqua gelida.
Eseguo.
Siamo in un piccolo spiazzo, attorno ci sono alberi e un sentiero.
Ho paura che spunti qualcuno all’improvviso da dietro gli alberi.. mi sento come un cervo in mezzo alla radura durante la stagione di caccia, all’erta. Ogni singolo nervo del mio corpo è teso, pronto a recepire il minimo rumore, il minimo spostamento d aria.
Sono ferma girata di spalle, lo sento avvicinarsi, sento poi qualcosa di freddo e umido sulla pelle, un pennarello, dall’ odore indelebile. Sento che sta scrivendo qualcosa appena sopra al mio culo.

“Metti le mani dietro la schiena.”

Eseguo.
Mi lega i polsi, un sussulto, la corda è ruvida e stringe. Ma sto in silenzio.

“Girati.”

Mi giro lo vedo chinarsi e con il pennarello prosegue a marcare il mio corpo.
Abbasso lo sguardo e vedo la scritta ‘OPEN’ sul pube, con una freccia ad indicare la mia fica. Su una coscia la scritta ‘FIST ME’ sull’altra ‘APRI TUTTI I MIEI BUCHI’
Un tremito mi scuote. Solo ad intravedee quei segni indelebili sul mio corpo mi fa rabbrividire, mi sento vulnerabile, mi sento esposta.
Si alza. Alzo la testa, come se non avesse visto che stavo ‘spiando’ il suo lavoro, volgo lo sguardo da un altra parte mentre lui traccia le ultime parole sul mio petto ‘SCHIAVA PUTTANA’ .
Caccio indietro le lacrime che per la vergogna cercano di affiorare. Infondo me lo merito. È una punizione, non dev’ essere piacevole. È giusta.
Mi fa girare.

” Adesso mettiti in ginocchio e allarga le gambe troia.”
I

Il suo tono. Freddo, staccato, percepisco il disprezzo in ogni sua parola.

La mia agitazione aumenta ogni secondo. Lo vedo prendere un bastone di legno da terra, lo scuote un po’, me lo passa tra le cosce. Sento quel legno freddo e umido dalla terra.

“Quindi, ti piace toccarti e farti toccare qui, giusto?”

E mi dà un colpetto sul clitoride.
Ansimo sì.

“Ma tu sei mia.

Sei la MIA puttana. Il tuo corpo è mio. Giusto?”
Il suo tono era fermo, secco.
Un brivido di paura.

” Sì mio padrone.”

Gli dico, pentita, con le lacrime ormai vicine, mi sento il viso avvampare.

“Allora perché mi hai disobbedito?!”

E una sferzata che mi fa per poco perdere l’ equilibrio.
Una mezza lacrima cerca di scendermi, altre 3 sferzate.( Colpi secchi e dritti sulla fica) prima che riesca a rispondere.

“Non lo so padrone. Io.. io non pensavo”

Altri colpi le gambe tremano, le lacrime hanno iniziato a rigarmi il viso.
Mi afferra per i capelli. Mi tira indietro la testa. Barcollo.

“Cosa non pensavi?! Che non lo venissi a sapere?! Che non facessi sul serio?! Bene ora vedrai quanto sono serio. Non mi piace essere preso in giro da una stupida puttana come te!”

“Ah! Mi dispiace padrone, non lo rifarò più. Non ti disobbedirò più te lo prometto!”

Mortificata, in lacrime, inerme.
Perdo il controllo di ciò che accade intorno a me.
Uno schiaffo in pieno volto.
Lo sento bruciare. Mi afferra il viso per il mento, io suo sguardo brucia nel mio. Mi raggelò e mi blocco, immobile.

” Adesso smettila! Sai anche tu di meritarti questa punizione”

Annuisco tra le lacrime.

“Sì mio padrone”

“Tieni quelle gambe aperte e ora apri la bocca e tira fuori la lingua.”

Molla la presa sul mio viso.
Eseguo.
Mi passa il pollice sulla lingua.

“È un po’ asciutta, vediamo di idratarti un po’”

Mi riprende il viso tra le mani, la sua presa salda sulle mie guance, mi fa aprire la bocca e ci sputa dentro.
Ho un brivido. Mi lascia di scatto, con disprezzo.
Ingoio, mi sento umiliata, ho ancora gli occhi bagnati di lacrime, cerco di calmarmi. Lo vedo slacciarsi i pantaloni. Mi sento avvampare in viso, sento un moto di eccitazione che dall’ addome giunge alla fica, uno spasmo impercettibile, solo mio, e un brodo di paura lungo la schiena..

Tira fuori il cazzo.

” Stai ferma e vedi di tenere aperta quella bocca del cazzo”

Obbedisco. Resto in posizione, in ginocchio, nuda, marcata, le gambe divaricate, le mani legate dietro la schiena, un momento di agitazione dato dal mio respiro che si fa più accelerato e poi, eccolo.
Un primo getto caldo sul seno, istintivamente chiudo gli occhi.

” Tieni gli occhi aperti”

Mi sforzo di obbedire.
Non ha un odore pungente, quasi non ne ha proprio, ed ecco che indirizza il getto sulle mie labbra, ai lati della bocca e poi.. dentro.
D’istinto richiudo gli occhi, ma li riapro subito.
Non ha sapore, ma reprimo il conato di vomito che mi sta salendo dallo stomaco.

” Brava, non fartene cadere neanche una goccia”

Sembra non finire mai, fatico a tenerla in bocca a stare ferma.
Sono così concentrata che nn mi accorgo che non siamo più soli.
Lui lo sa, se n’è accorto da un po’, ed è quasi divertito.
Termina di urinarmi in bocca.
Mi si avvicina, mi fa chiudere la bocca.

“Ora ingoiala”

Eseguo, quest’ ordine con molta fatica, combattendo con il conato di vomito. La sua mano sulle mie labbra.

” Brava, mandala giù. Respira. Ora Apri la bocca.”

Controlla che abbia eseguito il suo comando.

“Bene e adesso fammi vedere come ti fai aprire dal nostro ‘nuovo amico’ che sta venendo verso di noi. Voglio vedere come ti fai sfondare. Dovrai soddisfare il suo cazzo come se fosse il mio e lasciarti fare Tutto quello che vuole. Regaliamogli un esperienza unica.”

Un tremito, un brivido gelido di paura. Di nuovo la sensazione di essere un cervo allo scoperto nella radura.
Lo sconosciuto ormai a pochi passi da noi, lui già gli va incontro per parlargli.
Mi sento spacciata, ho paura, ma un sussulto, uno spasmo, il caldo tra le mie cosce, un brivido perverso di eccitazione.

L’uomo si avvicina.
Mi sento i suoi occhi addosso, li sento bruciare su ogni centimetro del mio corpo.
Allunga una mano sul mio petto. È un po’ ruvida, percepisco l alito che sa di birra e fumo.
Vorrei chiudermi e ritirarmi, ma il padrone ci sta guardando, la mia espressione disgustata.
Mi afferra una tetta e stringe, ansimo.

“Qui c’è scritto che sei una puttana, vediamo se è vero”

E la sua mano scende decisa sulla mia fica, inevitabilmente bagnata.
Un sorriso beffardo sul suo viso.

“Eh sì, qui sei tutta bagnata, ma vedo che c è scritto qualcosa anche qui.”

Mi allarga di più le gambe e subito infila 3 dita nella fica bagnata, e ansimo. Da che ero in ginocchio, finisco col sedere sull’ erba, le gambe spalancate, e le mani dello sconosciuto dedicate alla mia fica.
Inizio a perdere il controllo di me, della situazione, del posto.
È solo la mia fica e le mani dello sconosciuto. Inizio a godere.

“Gemi proprio come una cagna”

Lo sento, divertito. Con l altra mano mi allarga e mi apre per bene la fica, esponendo il clitoride, e inizia a pizzicarlo.
Quel gesto mi fa sussultare, mi lancia piccole scosse, e intanto ha infilato quasi tutta l altra mano nella mia fica. Mi sento piena. Allargata.

“Guarda come ci entra bene. Ti piace proprio farti sfondare questa fica del cazzo”

Ansimo. Godo. Sento l orgasmo che preme, che vuole esplodere. Mi sta scopando la fica con tutta la mano, e con l’altra mi preme contro il terreno e mi stringe il clitoride. Non resisto più. Mi sento scossa dagli spasmi dell’ orgasmo. Nonostante sia venuta non molla la presa, continua a scoparmi e a pizzicarmi, lo vedo sorridere soddisfatto.
Si ferma di colpo. Tira fuori la mano, me la passa sulla faccia.

“Ecco senti quanto sei puttana”

E me la fa leccare. È buono, mi è sempre piaciuto il mio sapore, il mio odore.
Riporta la mano alla fica, e inizia ad allargarla con entrambe le mani. E con le dita ne percorre ogni centimetro, e si ferma sull’ altro buchetto. Qualche colpetto con l indice, poi sento che ci sputa sopra e riprende a massaggiare quel buchino con il pollice.
Dall’ eccitazione al senso di umiliazione e vulnerabilità. A tratti quando spinge con l indice sento pressione, quasi bruciore, continua a giocare con quel buchetto minuscolo quasi a volerlo violare con le dita. Alla fine, inaspettati due schiaffi e poi tira fuori il suo cazzo.

Un cazzo bello grosso, largo, tozzo mi riapre per bene la fica e lo preme, prima sul clitoride, poi su quel piccolo buco, ho un sussulto e dopo me lo mette nella fica.
Mi sento sporca. Lo sento ansimare mentre mi scopa. Con una mano mi tiene la fica aperta e preme sul clitoride.

” Adesso girati Puttana! Ora voglio vedere come hai il culo!”

“Ah!”

Con aggressività mi prende mi gira
Uno schiaffo sul culo.

“Ahi!”

Brucia.

“Stai zitta! E alza questo culo del cazzo!”

Mi tira su il bacino, ginocchia alte, faccia schiacciata a terra.
Vedo i piedi del padrone davanti al mio viso.
Sento che l’altro sputa sul mio ano, ci infila subito 2 dita.
Mi scappa un gemito che soffoco nel terreno.
Infila un altro dito, e lo sento spingere.

“Ti piace, eh? stupida cagna! Adesso hai il culo abbastanza largo per essere scopata”

Con un colpo solo spinge dentro il cazzo. Ho un sussulto, mi scappa un urlo.
Sento uno schiaffo sul culo. Brucia.

“Zitta puttana!”

Mi scopa il culo con violenza.
Intanto, davanti a me, il padrone mi tiene la testa ferma tra i suoi piedi.

“Stai ferma e lasciala che si diverta”

Sono lì sotto, immobile. Sopporto quest’ umiliazione. Dopo un po’ di colpi mi sento inondare da un liquido caldo.
Mi sento riempita. I suoi colpi rallentano. Esce dal mio culo.

“Brava”

uno schiaffetto e poi mi sento allargare ammira il mio buco ben allargato, ma non soddisfatto lo allarga con entrambe le mani. Prima due dita e due dita, poi tre. Ci sputa dentro.
Poi prova ad infilarci la mano.
Quattro dita scivolano dentro subito, mezza mano, e mi sento di nuovo riempire. Ansimo. Non si ferma fino a che non fa entrare tutta la mano.
Ansimo e quando sento che la spinge dentro tutta sussulto. Il padrone mi tiene ferma la testa.

“Che spettacolo. Non ho mai visto una Troia come te”

inizia a scoparmi il culo con la mano. Mi sento pienissima.
Non ci vuole molto prima che gli spasmi dell’ orgasmo tornino a prendermi. Più il suo ritmo aumenta più io arrivo al culmine.
Quando estrae la mano, allarga le natiche per ammirare il suo lavoro. Ora il mio culo è veramente allargato a dovere.
Mi passa la mano su entrambi i buchi, dall’ ano alla fica.

“Falla girare”

il padrone molla la presa alla mia testa, mi tira su e lui mi torna a fare leccare la sua mano. È un mix di sapori. Il suo sperma, il mio orgasmo.

“Puliscila tutta”

Eseguo e lecco bene tutta la mano.

“Brava, ora pulisci questo”

E mi mette il cazzo in bocca.

“Ah, sì. Come lo succhi bene.”

Lo sento indurirsi ancora nella mia bocca.
Mi sento afferrare la testa ed è il padrone che mi spinge fino a farmi arrivare il cazzo in gola. Apnea, lacrime agli occhi. Poi mi stacca con prepotenza e mi ficca il suo di cazzo in gola.

“Da brava, ora fagli vedere come soddisfi il tuo padrone”

Mi scopa la bocca con avidità, aggressivo. Mentre l’altro si sega a pochi centimetri dalla mia faccia.
Non ci vuole molto prima che il padrone mi riempie la bocca.
Sto per ingoiare ma mi ferma.

“Aspetta. Tieni la bocca aperta.”

L altro si avvicina e anche lui mi riempie con un getto caldo dritto in bocca e qualche schizzo sul viso.

“Ora puoi ingoiare.”

Mi chiude la bocca. Lo guardo negli occhi e mando giù. Riapro la bocca per fargli vedere che ho eseguito il compito.

“Brava”

Rimango in ginocchio. Mi sento squallida.
Lui scambia due parole con l altro uomo, che poi se ne va.
Mi sento sporca.
Il padrone torna verso di me.

“Imprimiti queste sensazioni addosso, perchè è così che sei. È questo quello che sei. Adesso andiamo.”

La sensazione di umiliazione e di sporco me la sento ancora attaccata alla pelle, le mani di quell’ uomo. Vergogna, sporco indelebile come le scritte sulla pelle. Niente potrà lavare via questa sensazione, quest’ umiliazione, le scritte che dalla pelle sono penetrate più in profondità, in un punto da cui non potranno mai più essere rimosse.
Essere una schiava è più che essere una puttana, è essere una cagna squallida sempre in calore per il volere del tuo padrone.